Un'analisi approfondita della figura di Giorgia Meloni, esplorando le radici ideologiche della sua politica attraverso metafore letterarie e riferimenti storici, svelando una complessa strategia di comunicazione basata sulla doppiezza.
Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio italiano, è una figura politica complessa e affascinante. Questo articolo non si limita a una semplice biografia, ma scava a fondo nelle radici ideologiche del suo percorso politico, analizzando le strategie comunicative che l'hanno portata al potere e rivelando la presenza di una pervasiva 'doppiezza'.
Già da giovane, militante del MSI di Colle Oppio, Meloni mostrava un'inclinazione per il trasformismo, travestendosi da Sam Gamgee, lo hobbit chiacchierone e indiscreto de *Il Signore degli Anelli*. Questa scelta, apparentemente innocua, rivela una propensione all'affabulazione e alla propaganda che caratterizzerà tutta la sua carriera politica.
Il libro *Nero indelebile* di Mirella Serri, analizza le 'radici oscure della nuova destra italiana', evidenziando come queste siano ancora oggi attive nelle scelte di Meloni. La sua politica, definita come una 'politica di lotta e di governo', si basa su una complessa rete di narrazioni costruite e ricostruite nel tempo. Un esempio emblematico è la sua posizione sull'euro: mentre nel 2012 predicava l'abbandono della moneta unica, oggi si presenta come una sostenitrice convinta dell'Unione Europea, pur mantenendo un euroscetticismo latente.
L'immigrazione costituisce un altro terreno fertile per l'analisi della doppiezza meloniana. In passato, la leader di Fratelli d'Italia accusava la sinistra di favorire un'immigrazione extraeuropea che avrebbe distrutto l'economia italiana, riecheggiando le teorie della sostituzione etnica diffuse nell'estrema destra. Oggi, pur non utilizzando più esplicitamente questo linguaggio, la sua politica sull'immigrazione si basa su strategie di contenimento e controllo che, di fatto, mantengono intatta la visione originaria.
Le invenzioni meloniane, però, non nascono dal nulla. Serri evidenzia l'influenza di intellettuali francesi e tedeschi, e in particolare di Gerd Honsik, negazionista dell'Olocausto, le cui teorie sull'immigrazione come strumento di 'genocidio' dei popoli europei hanno trovato fertile terreno nella propaganda sovranista.
L'influenza di Pino Rauti, ideologo della destra eversiva italiana, è altrettanto significativa. La doppiezza, secondo Rauti, è uno strumento fondamentale per la destra: una moderazione pubblica che maschera un estremismo segreto. Questo doppio registro si riflette nella comunicazione di Meloni, che alterna toni concilianti a posizioni più radicali, a seconda del contesto.
Infine, l'immagine di Meloni come 'underdog', la perdente di successo, è un'invenzione narrativa degna di Pinocchio. La sua carriera, lungi dall'essere quella di una outsider, l'ha vista ricoprire ruoli di primo piano nella politica italiana. Anche il suo continuo richiamo all'onore si scontra con episodi controversi come il voto sulla vicenda Ruby.
In conclusione, l'analisi della figura di Giorgia Meloni attraverso le lenti di Tolkien, Pinocchio e gli oscuri riferimenti ideologici della destra radicale, svela una complessa strategia politica basata su una sofisticata doppiezza, capace di manipolare la realtà e di costruire narrazioni che, pur cambiando forma nel tempo, conservano un nucleo ideologico coerente.